Arte Urbana Lugano (AUL)
Dicastero Cultura, Sport ed Eventi
Divisione eventi e congressi
Città di Lugano
Maggiori informazioni:
Street Art Tour Lugano, issuu.com
Arte Urbana Lugano 2010-2012, issuu.com
Dal 2010, il progetto Arte Urbana Lugano (AUL) della Divisione eventi e congressi della Città di Lugano si impegna nello sviluppo di connessioni sempre nuove e sorprendenti tra i cittadini e lo spazio che li circonda. Grazie a questa iniziativa è favorito l’incontro tra la creazione artistica emergente, il particolare contesto urbano e tutti i cittadini che in esso vivono e crescono. Gli artisti, interagendo con il nostro territorio ci offrono così un punto di vista nuovo, personale e diverso, in grado di favorire il confronto e l’apertura di nuovi orizzonti. Gli interventi proposti nel quadro di AUL permettono dunque di aprire nuove prospettive, relazioni e riflessioni rispetto all’ambiente che ci circonda.
Lo Street tour permette di individuare le opere di arte urbana presenti attualmente sul territorio cittadino. Nel tempo, sotto la voce Arte Urbana Lugano sarà dato spazio anche agli interventi effimeri passati e futuri, rendendo così la piattaforma anche un archivio digitale.
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In occasione della situazione straordinaria venutasi a creare a causa della pandemia, la tecnologia digitale ci ha permesso di mantenere una vicinanza virtuale nella distanza reale. L’immersione nel mondo virtuale sembra però portare con sé anche un rischio di allontanamento dalla realtà: uno scarto è infatti percepibile laddove i due mondi non corrispondono. Sulla base di queste riflessioni nate durante il confinamento, è nata la volontà di sperimentare in collaborazione con il designer Leonardo Angelucci, un nuovo modo di relazionarsi allo spazio urbano nell’intento di ri-connettersi, e connettere tra loro, le persone e le opere urbane presenti sul territorio. E quale elemento ci ha permesso, e continua a permetterci, di restare interconnessi, se non le reti wireless (oltre che alle reti 3g e 4g)? Esse sono infatti impalpabili, invisibili, diffuse, reali e virtuali allo stesso tempo. Il progetto sperimentale ”Wi-Fi: Looking for networks” consiste di fatto in una piattaforma online in connessione con lo spazio urbano e in continua evoluzione. In essa confluiscono due processi connettivi che si sviluppano in parallelo. Da un lato tutti gli interventi urbani realizzati nel corso degli anni nel territorio cittadino sono geolocalizzati e messi in connessione tra loro (a partire dalle opere che sono attualmente presenti fisicamente nello spazio urbano). Dall’altro, un’opera digitale si crea e si ri-crea continuamente sulla base della presenza (o assenza) di reti wireless diffuse nello spazio urbano. Attraverso un microcontroller appositamente programmato, l’artista/designer andrà infatti a identificare determinati punti della città e a mappare le reti wireless presenti in quel luogo. Sarà così possibile scovare nuovi centri di connessione urbana invisibilmente densi come anche identificare quelli privi di ogni connessione. Il progetto intende così sperimentare un nuovo modo di fare e di fruire l’arte urbana, tra spazio fisico e spazio virtuale.
Consapevoli che il miglioramento estetico contribuisce a una maggiore cura e attenzione di chi vive i luoghi della città, lo studio Luigi Tunesi Ingegneria SA ha promosso un intervento artistico sulle mura dei propri uffici in via Fola a Lugano. In questo senso un bando di concorso è stato indetto direttamente dallo studio nel mese di giugno 2020 e gli artisti invitati a proporre progetti legati al tema dell’acqua. La giuria ha designato come vincitore il progetto di L7matrix, artista brasiliano attualmente residente in Ticino. Così i lavori di preparazione del muro si sono svolti dal 21 al 25 settembre 2020 e l’opera è stata realizzata tra il 28 e il 30 settembre 2020. Le meduse iridescenti sono fonte di grande ispirazione per L7matrix che nel suo lavoro riesce a catturarne il movimento attraverso colori, trasparenze e mutamenti di tono nei suoi molteplici aspetti e forme. Il fondo nero o blu scuro esalta il contrasto dei colori fluorescenti e iridescenti, potenzia i loro toni come in un profondo oceano, dove negli angoli più scuri possiamo incontrare creature luminescenti che grazie alla propria luce riescono ad alimentarsi e sopravvivere. L’artista ha utilizzato le bombolette spray e la pittura acrilica iridescente e di interferenza: in questo modo cambiando la prospettiva con cui si osserva l’opera, cambia anche la gamma di colori percepibili all’occhio. L’opera è visibile anche durante le ore serali (fino alle ore 00:00) grazie a un’illuminazione led realizzata dallo studio Luigi Tunesi Ingegneria SA.
Crediti:
Immagini by L7matrix e Studio Tunesi
Video e musica by Nic Gyalson
I due rinomati artisti della scena italiana e internazionale, 108 (Guido Bisagni) e CT (Matteo Ceretto Castigliano), hanno lavorato su due pareti del Padiglione Conza (lato Campo Marzio) per dare la vita a due opere strettamente interconnesse tra loro. Da qualche tempo i due autori stanno infatti sviluppando un progetto comune: degli interventi che dialogano, si parlano, si confrontano, senza però mai fondersi totalmente l’uno con l’altro. Sono infatti molti i punti contatto tra loro: oltre all’approccio astratto e minimale e alle preziose sinergie di forme e colori, condividono una particolare sensibilità per la ricerca dell’essenza e dell’armonia formale. Entrambi lontani dal mondo pop, portano avanti una ricerca intima e profonda, un’immersione libera e quasi totale nelle forme e nei colori. Il percorso individuale di ogni artista resta però sempre distinto: le forme organiche, morbide e per lo più profondamente nere di 108, si sposano così con quelle più nette, rigorose e geometriche di CT. Due lavori che si uniscono dando origine a quella che può essere definita un’unica opera, ma doppia, in grado dunque di contenere tutta la complessità di due approcci personali in dialogo e in constante confronto con la superficie su cui intervengono e con l’ambiente circostante.
Gio Pistone si avvale fin da piccola del disegno come linguaggio indispensabile per raccontare il suo personale mondo onirico. Figure di fantasia dai colori accesi e definiti da linee nette e decise, che sottolineano il forte carattere di personaggi che traghettano lo spettatore in un limbo tra sogno e incubo. Per l’artista l’opera “Genesi di un incantesimo” rappresenta la creazione di un rito che, attraverso la spiritualità condivisa di una comunità, era motivo di unità tra le persone. L’artista si rifà anche al tema storico della caccia alle streghe: riprendendo il tema nel mutato contesto attuale, richiama l’atteggiamento che ancora oggi si riscontra nei confronti di chi è diverso o non corrisponde alle aspettative degli altri.
Il percorso artistico di Nevercrew si è sviluppato principalmente a livello internazionale nel contesto dell’arte urbana tramite la realizzazione di dipinti murali, installazioni e sculture. Il loro lavoro interroga principalmente il rapporto tra uomo e natura; in modo particolare si interessano agli effetti che il comportamento umano ha sull’ambiente, sugli animali e sulla società intera, che è letta nella sua complessità come un unico sistema interconnesso. Si occupano dunque di particolari “sistemi viventi”: visioni d’insieme che sono rese possibili nella loro totalità e struttura tramite l’uso della sezione, che consente di vederle per come sono internamente pur mantenendone percettibile la forma globale. Applicano e generano una “visione simultanea”, che ha inizio dalle singole componenti meccaniche o naturali fino ad arrivare alla composizione d’insieme data dall’associazione dei diversi soggetti, e che si espande quindi automaticamente in una relazione diretta e personale con l’osservatore e l’ambiente.
Durante il primo confinamento dovuto alla Pandemia da Covid-19, la Divisione eventi e congressi, nell’ambito di Arte Urbana Lugano (AUL), ha lanciato il progetto condiviso Lugano Inside. Aperto alla comunità di artisti e creativi attivi in Città, desiderava stimolare la produzione un’opera: un occhio verso l’interno in grado di raccontare come anche piccole cose possano avere un grande significato, che si era (forse) dato per scontato e che il web ha potuto aiutarci fin da subito a comunicare e condividere. L’iniziativa ha potuto mettere in rete una Lugano da dentro attraverso la produzione artistica, cogliendo l’occasione per scovare potenziali nuove leve, artisti in erba ancora nascosti in qualche appartamento cittadino. Dal 4 al 30 maggio 2020 i creativi di tutte le età hanno così inviato immagini della propria creazione artistica, che sono state pubblicate sulla pagina web del progetto e condivise sui canali social della Città di Lugano. La selezione dei lavori ritenuti più significativi è tuttora in corso. Le opere scelte saranno valorizzate alla fine del periodo pandemico tra spazio urbano e spazio digitale.
Neuralrope#1 “Inside an Artificial Brain”, è un’istallazione realizzata a quattro mani dall’artista visivo Alex Dorici e dallo scienziato Luca Maria Gambardella, direttore di IDSIA USI-SUPSI. Il binomio creativo emerge perfettamente dall’opera, con l’esito di coniugare aspetto estetico e contenuti sviluppati per avvicinare il pubblico al tema dell’intelligenza artificiale. In un luogo della Città caratterizzato dal forte passaggio di chi percorre la via direttrice fra stazione ferroviaria e centro Città, la scelta degli autori è stata quella di ricercare una forte e continua interazione con il pubblico e i passanti. L’installazione è infatti una rete neuronale artificiale: si tratta di un sistema digitale composto da neuroni e connessioni che riproduce alcune funzionalità del nostro cervello ed è in grado di imparare concetti a partire da esempi. NeuralRope#1 “Inside an Artificial Brain” osserva ciò che avviene all’interno del tunnel, interpreta i gesti della mano e impara dalle immagini che i visitatori scelgono di mostrarle, per poi restituirne una nuova.
ArtLords è un gruppo di artisti afghani noto anche a livello internazionale per i graffiti a sfondo sociale che dipinge sui muri anti-esplosione nella città di Kabul. Questi muri proteggono i ministeri e le organizzazioni internazionali dai numerosi attentati che colpiscono la capitale. Il nome ArtLords è una provocazione pacifica nei confronti dei cosiddetti war lords, i signori della guerra che ancora oggi controllano molte regioni del Paese. Fondato da 3 artisti, il gruppo ha dato lavoro a più di 40 persone, permettendo a molte famiglie di sopravvivere. I dipinti mirano a sensibilizzare la popolazione locale attraverso immagini forti. I temi affrontati sono molti: dalla lotta alla corruzione alla violenza sulle donne, dal lavoro minorile alla perdita delle tradizioni afghane. Omaid Sharifi e Kabir Mokamel, due dei fondatori del collettivo, hanno realizzato un grande murales all’interno del Parco Tassino a Lugano coinvolgendo i passanti nella realizzazione dell’opera.
La street art incontra la pittura del ‘600 con Andrea Ravo Mattoni. L’arte classica rivive nel cuore della Città e il pubblico può entrare in contatto diretto con la storia dell’arte locale. Il dipinto Predica di San Giovanni Battista dell’artista ticinese del ‘600 Pier Francesco Mola, viene reinterpretato su una grande “tela” di 5 metri di larghezza per 4 metri di altezza con le bombolette spray in modo sbalorditivo. Il dipinto originale è oggi esposto presso la Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini a Roma e rappresenta la predica di San Giovanni Battista. Tra i personaggi si ritrova una tipica figura del Mola: l’uomo con turbante. Il vecchio barbuto e il soldato di spalle con l’armatura luminescente esemplificano invece un Tiziano rivisitato in forma barocca.
L’opera FLUX riesce a integrare l’edificio di Villa Carmine (sede della Divisione eventi e congressi della Città di Lugano) nell’opera e a ciò che accade al suo interno: idee ed eventi. Un progetto che incuriosisce, i cui piccoli elementi colorati stimolano l’occhio, esortandolo a cercare e comprendere le altre forme del disegno in bianco e nero. A sinistra, a partire dall’angolo fino alla parte centrale dove si trova l’apertura, trovano luogo visualizzazioni di edifici e simboli storici della Città come il LAC, i portici, la funicolare, il cancello al Parco Ciani e la basilica. La parte a destra è invece riempita dal flusso di idee ed attività che vengono create dalla Divisione eventi e congressi, queste culminano il loro percorso con una lampadina accesa, che rappresenta le idee finali.
In occasione della terza edizione di TI/Street Art, Festival delle culture urbane, Millo, talentuoso street artist pugliese, ha ridipinto il sottopasso “Gerra” di Via Trevano. Con un murale in bianco e nero intervallato da lampi di colore accesi, come nel suo stile, sorprende lo spettatore. La sua è una ricerca estetica personale che pone l’attenzione sulla fragilità dell’esistenza umana in relazione al contesto che la ospita, indagando così non solo ciò che ci circonda ma soprattutto ciò che si cela dentro di noi.
Il murale si compone di tre parti: la figura principale svetta in maniera imponente sulla facciata principale dell’immobile e le altre due figure sono state dipinte su due pareti frontali nel cortile adiacente. Percorrendo la via si nota quindi la grande figura rappresentante il mito di Ganimede, un pastore che stringe sulle sue spalle un’aquila; Ganimede guarda il passante in maniera fiera e decisa. Nel cortile si trovano gli altri personaggi collegati alla storia del mito: il cane da pastore e i due capi di bestiame. Lo stile è molto forte e rappresentativo dell’artista: le forme bianche e nere, il contrasto, i riferimenti al fumetto underground.
Verso la fine degli anni ’90, 108 decide di abbandonare il lettering classico per elaborare un discorso personale sulla forma astratta nello spazio cittadino, industriale e naturale. Artista eclettico e seguace dell’arte primitiva, 108 diventa presto una figura importante nel post-graffitismo europeo. Il suo lavoro trova ispirazione dalle opere di Kandinsky, Richard Long, passando dal Bauhaus fino ad arrivare all’arte primitiva e allo sciamanesimo locale. Forme pure e cariche di significato simbolico, con forti richiami al mondo del subconscio e che si distanziano con ferocia da ogni tipo di rappresentazione del conosciuto, si sviluppano sui muri di mezza europa: dai grandi centri urbani alle periferie, da paesi di campagna a cittadine più piccole come Lugano. Il dipinto è realizzato su una parete di una casa privata nel nucleo di Bré sopra Lugano, villaggio di montagna rimasto fedele all’architettura rurale di un tempo e arricchito da svariate opere d’arte presenti in tutto il nucleo storico.
l lavoro di Dem, artista italiano classe ’78, si nutre costantemente delle complesse e variegate tradizioni e culture indigene e in particolare del loro modo di relazionarsi alla natura. I protagonisti delle sue opere sono così a metà tra il mondo umano e animale: volutamente enigmatici, mistici, lasciano aperta ogni possibile interpretazione. L’artista, seguendo il fil rouge della sua intera produzione artistica, ha regalato alla Città di Lugano un grande dipinto murale dove è rappresentata la relazione fra il mondo animale e la natura. Coerentemente al suo stile anche in quest’opera si assiste ad una composizione enigmatica e mistica, aperta all’interpretazione di chiunque. L’artista ha saputo sfruttare la verticalità della parete a disposizione creando una rappresentazione ad hoc per la location.
Geometrico e primitivo ma allo stesso tempo figurativo e futuristico il lavoro di Xuan Alyfe fa l’occhiolino ai più grandi movimenti artistici dell’epoca moderna. Attraverso una complessa combinazione di colori psichedelici ed elementi simbolici, elegantemente posati su fondi spesso monocromatici, il giovane street artist spagnolo, crea composizioni leggere ed equilibrate. Alle estremità più alte dell’opera si nota una sorta di mondo terreno a cavallo tra giorno e notte. Soffermandosi sui dettagli si scoprono invece visioni distorte della realtà in cui si può individuare uno scorcio urbano da una parte in contrasto alle vibranti linee che accompagnano la vista verso il grande volto.
Dal 24 al 28 giugno 2013 l’artista ha tenuto un workshop presso il Centro Scolastico delle Industrie Artistiche (CSIA), con gli studenti della sezione di pittori di scenari. Lo scopo era quello di ripensare e rivalutare con i ragazzi l’anfiteatro della scuola, al quale è stata regalata una nuova veste. Il workshop aveva anche l’obiettivo di avvicinare i ragazzi alla street art, offrendo loro la possibilità di lavorare con un’artista che ha fatto di questa disciplina la sua professione.
Il percorso artistico di Nevercrew si è sviluppato principalmente a livello internazionale nel contesto dell’arte urbana tramite la realizzazione di dipinti murali, installazioni e sculture. Il loro lavoro interroga principalmente il rapporto tra uomo e natura; in modo particolare si interessano agli effetti che il comportamento umano ha sull’ambiente, sugli animali e sulla società intera, che è letta nella sua complessità come un unico sistema interconnesso. L’ opera “Boundary bars” si adatta all’oggetto su cui è dipinta: le serrande abbassate di una finestra che guarda verso il fiume. Lo spazio rettangolare diviene quindi l’apertura verso un’ideale gabbia o da questa verso l’esterno, verso la Città e la natura. Le linee orizzontali della serranda, fortemente condizionanti nella percezione dell’immagine, suggeriscono quindi le sbarre, senza che però queste siano state dipinte. Sono sbarre invisibili, ma reali quanto la serranda che le genera e che oscura la finestra. Esse mantengono a distanza i due ambienti, li dividono insensatamente, allontanando l’uomo dalla natura oltre che dalla sua stessa essenza.
Lo spagnolo Sam3, classe 1980, esprime la sua visione del mondo attraverso grandi sagome nere antropomorfe che talvolta possono apparire minacciose o inquietanti ma che hanno una grande capacità evocativa, dallo stile minimale e incisivo. Queste silhouettes fanno spesso referenza al mondo interiore, all’introspezione, e riflettono l’idea dell’artista della condizione umana. La grande e profonda figura nera in Via Trevano sembra infatti avere una visione mistica fatta di colori.
La sua creazione racconta di un mondo immaginario e fantastico fatto di personaggi grotteschi che non appartengono a nessuno specifico panorama urbano, ma unicamente ai giochi della sua mente. Ispirandosi certamente alla presenza del fiume nell’ambiente circostante ha dipinto una scena stilisticamente coerente alle sue creazioni precedenti: dei personaggi bizzarri dalle espressioni sorprese e assenti, circondati da uno spazio immaginario e fantastico. Traendo quindi ispirazione dagli elementi che circondano la location, Seacreative lascia allo spettatore varie chiavi di lettura.
Il grande dipinto murale Magenta – (t.n.e.g.b.t.a.a.t.p.r.) è un’opera d’arte di ben 240 metri. Le sue singole “sezioni” sono utilizzate per mostrare e creare connessioni, quindi pensieri e parole… Si sentono strani rumori provenire da dietro una porticina: il fruscio della carta si mescola al rombo di un motore, un leggero sfarfallio di ali sembra accompagnare le note di una chitarra, mentre qualcosa si muove nell’acqua e sembra divertirsi. La piccola chiave può rivelare tutto e coinvolgere il visitatore nel gioco senza fine tra l’astronauta e il coniglio in plastilina.
Crediti:
Immagini by NEVERCREW
Video “Magenta” by Ledfilms.com
Percorrendo Via Lavizzari è possibile osservare uno scorcio di questa grande opera muraria: un personaggio in bicicletta (Pietro), un comprensibile riferimento alla storia dell’anarchico Pietro Gori, autore anche della famosa canzone “Addio Lugano bella” del 1895. I lavori di lacurci sono chiaramente ispirati al mondo dell’illustrazione e sfociano a volte nella caricatura: i tratti delle figure appaiono semplificati, i colori utilizzati sono pochi e contrastanti, le sagome sono tondeggianti ed essenziali. Le sue opere attraverso la loro forma sintetizzano perfettamente il messaggio che vuole trasmettere. Lo stile lineare ed estremamente comunicativo permette anche ai meno esperti di riconoscere al colpo d’occhio un suo lavoro.
In occasione della mostra del 2010 To be or not to be che approfondiva il tema del teschio, da sempre utilizzato nella storia dell’arte come richiamo alla mortalità dell’uomo, oggi simbolo effimero, di cui si appropria la moda, il design e non solo, gli Orticanoodles hanno realizzato tre interventi urbani. All’ex macello comunale Elisabetta Canalis e George Clooney sono stati ritratti sotto forma di morti viventi. Al Teatro Foce la regina d’Inghilterra è stata raffigurata con sembianze teschiate. Accanto è possibile ammirare anche un altro scheletro rappresentato in maniera quasi scientifica, per ricordare che siamo tutti esseri umani, fatti di carne ed ossa e dunque mortali. I loro teschi ci chiedono: che cosa conta davvero? Apparire o agire? Vivere o morire? To be or not to be?
In occasione della mostra del 2010 To be or not to be realizzata presso il Lab Comacina che approfondiva il tema del teschio, da sempre utilizzato nella storia dell’arte come richiamo alla mortalità dell’uomo, oggi simbolo effimero, di cui si appropria la moda, il design e non solo, gli Orticanoodles hanno realizzato tre interventi urbani. All’ex macello comunale Elisabetta Canalis e George Clooney sono stati ritratti sotto forma di morti viventi. Al Teatro Foce la regina d’Inghilterra è stata raffigurata con sembianze teschiate. Accanto è possibile ammirare anche un altro scheletro rappresentato in maniera quasi scientifica, per ricordare che siamo tutti esseri umani, fatti di carne ed ossa e dunque mortali. I loro teschi ci chiedono: che cosa conta davvero? Apparire o agire? Vivere o morire? To be or not to be?
Le installazioni Cartelli, collocate in diversi luoghi della città, rappresentano una nuova chiave di lettura della segnaletica stradale. Oggetti all’apparenza banali che hanno come funzione primaria la regolamentazione della circolazione stradale, qui vengono decontestualizzati perdendo il loro significato originale e acquistando una nuova interpretazione. I cartelli sono disposti in modo da creare delle forme suggerite dalla geometria stessa del segnale sia dall’ambiente urbano circostanze. Le loro qualità estetiche vengono messe in risalto a scapito del loro significato simbolico originario sorprendendo il cittadino nella sua quotidianità, permettendogli di vedere lo spazio urbano in modo totalmente nuovo e inaspettato. Per questa installazione sono stati utilizzati 32 pannelli distanziometrici, di 100×30 cm ciascuno.
Le installazioni Cartelli, collocate in diversi luoghi della città, rappresentano una nuova chiave di lettura della segnaletica stradale. Oggetti all’apparenza banali che hanno come funzione primaria la regolamentazione della circolazione stradale, qui vengono decontestualizzati perdendo il loro significato originale e acquistando una nuova interpretazione. I cartelli sono disposti in modo da creare delle forme suggerite dalla geometria stessa del segnale sia dall’ambiente urbano circostanze. Le loro qualità estetiche vengono messe in risalto a scapito del loro significato simbolico originario sorprendendo il cittadino nella sua quotidianità, permettendogli di vedere lo spazio urbano in modo totalmente nuovo e inaspettato. Per questa installazione sono stati utilizzati 40 cartelli di fine limite, del diametro di 60 cm ciascuno.
Le installazioni Cartelli, collocate in diversi luoghi della città, rappresentano una nuova chiave di lettura della segnaletica stradale. Oggetti all’apparenza banali che hanno come funzione primaria la regolamentazione della circolazione stradale, qui vengono decontestualizzati perdendo il loro significato originale e acquistando una nuova interpretazione. I cartelli sono disposti in modo da creare delle forme suggerite dalla geometria stessa del segnale sia dall’ambiente urbano circostanze. Le loro qualità estetiche vengono messe in risalto a scapito del loro significato simbolico originario sorprendendo il cittadino nella sua quotidianità, permettendogli di vedere lo spazio urbano in modo totalmente nuovo e inaspettato. Per questa installazione sono stati utilizzati 16 cartelli di divieto d’accesso, di 60 cm di diametro ciascuno.
Le installazioni Cartelli, collocate in diversi luoghi della città, rappresentano una nuova chiave di lettura della segnaletica stradale. Oggetti all’apparenza banali che hanno come funzione primaria la regolamentazione della circolazione stradale, qui vengono decontestualizzati perdendo il loro significato originale e acquistando una nuova interpretazione. I cartelli sono disposti in modo da creare delle forme suggerite dalla geometria stessa del segnale sia dall’ambiente urbano circostanze. Le loro qualità estetiche vengono messe in risalto a scapito del loro significato simbolico originario sorprendendo il cittadino nella sua quotidianità, permettendogli di vedere lo spazio urbano in modo totalmente nuovo e inaspettato. Per questa installazione sono stati utilizzati 30 cartelli di vicolo cieco, di 70×70 cm ciascuno.